Vertigini

Cure dei disturbi dell'udito e patologie legate a naso, orecchio e gola a Trieste 


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Lo studio medico del dottor Stefano Rigo si trova a Trieste ed è specializzato nelle migliori cure per i disturbi dell'udito e dell’equilibrio. 

 

Grazie al costante aggiornamento in campo medico e alla ricerca di cure e terapie sempre più efficienti, il dottor Rigo è in grado di individuare e risolvere i disturbi vestibolari ed è attrezzato per fornire assistenza completa e risolutiva per i cosiddetti “giramenti di testa”

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Le vertigini

  • Esame otoneurologico

    Nel centro otorinolaringoiatrico di Trieste specializzato nel trattamento delle vertigini, il dottor Rigo presta particolare attenzione alle visite specialistiche dei pazienti per poter determinare la causa vestibolare o extra-vestibolare della crisi vertiginosa. 


    L'esame clinico otoneurologico sarà quindi preceduto da un colloquio con accurata anamnesi in cui sarete chiamati a descrivere in modo particolareggiato la crisi vertiginosa con i suoi sintomi, durata e fattori scatenanti. Solo grazie a un'indagine clinica accurata sarà possibile individuare l'origine del problema e proporre una terapia adeguata.

  • I sintomi della crisi vertiginosa

    Di fronte a una sindrome vertiginosa il primo problema che si presenta all’otoneurologo è quello di un suo corretto inquadramento clinico.


    Occorre innanzitutto precisare che un disturbo dell’equilibrio può avere tante origini: può essere di origine vestibolare (disturbi dell’orecchio interno con vere e proprie vertigini rotatorie, comprese quelle da posizionamento che compaiono distendendosi a letto o girandosi o chinandosi in avanti) centrale (disturbi del sistema nervoso centrale), occlusale (in caso di bruxismo), posturale (ipercontrattura di gruppi muscolari) e questo, ovviamente, implica strategie diagnostiche e terapeutiche del tutto diverse.


    I sintomi accusati possono essere estremamente variabili e possono andare da una vera e propria crisi vertiginosa a modeste ma fastidiose sensazioni di instabilità (“dizziness”). 

    La “dizziness” spesso è accompagnata da senso di insicurezza o di disorientamento spaziale, da sbandamento laterale o dalla sensazione di “camminare su un piano mobile” o di “sprofondare nel vuoto”: in altre parole, mancanza di equilibrio senza capogiri. 


    La sindrome vertiginosa, invece caratterizzata da vertigini “rotatorie”, soprattutto se di origine periferica, è spesso associata a nausea (non di rado culminante in crisi di vomito) e a sudorazione profusa; altre volte la sindrome si accompagna ad emicrania e a sintomi cocleari (“fullness” o senso di orecchio pieno, ipoacusia o sensazione di sentirci di meno, acufeni o percezione di fischi o ronzii nell’orecchio).


    Spesso tuttavia il paziente limita la descrizione dei sintomi alla sola nausea o al vomito (vale a dire alle sensazioni più spiacevoli) e questo può trarre in inganno il medico non esperto. 


    Bisogna quindi chiedere sempre al paziente se questi sintomi sono associati ad altri (emicrania, sintomi cocleari, ipoacusia, caratteristiche del disturbo, ecc.) per permettere di stilare la giusta diagnosi e quindi la corretta terapia.

  • Le principali cause della perdita di equilibrio

    Vertigine oggettiva o soggettiva?


    “Vertigine” è una parola che deriva dal latino vertere, ossia ruotare, e che quindi indica la sensazione della rotazione dell’ambiente circostante.


    La “dizziness” è un termine anglosassone che si distingue dalla vertigine per assenza di “capogiro” ma per la marcatissima instabilità con tendenza a sbandare.


    A seconda della tipologia del disturbo, vi sono alcune cause specifiche, che sarà compito del dottor Rigo individuare, per poi tracciare un piano terapeutico specialistico di cura per la perdita di equilibrio.

  • Le vertigini dei sassolini

    Ovvero la cupololitiasi, la canalolitiasi e la vertigine posizionale parossistica benigna (VPPB).


    È la vertigine rotatoria più frequente in assoluto, colpisce i soggetti di tutte le età, con una prevalenza per il sesso femminile tra i 40 ed i 70 anni.


    Ha una durata di una ventina di secondi ed è generata da un qualsiasi movimento della testa, in genere la rotazione sul cuscino al risveglio al mattino o l’inclinazione della testa in avanti o all’indietro per raggiungere uno scaffale in alto.

    La causa è dovuta al distacco di piccolissimi cristalli di ossalato di calcio, dal sacculo e dall’utricolo, strutture dell’orecchio interno, ed al loro spostamento nei canali semicircolari dove non dovrebbero assolutamente stare.


    Il risultato è una sovra-stimolazione dei recettori nervosi (cellule ciliate) all’interno di uno dei canali semicircolari (di solito il posteriore o il laterale), creando una falsa e sgradevolissima sensazione di movimento o rotazione.


    Anche in assenzas di vertigine da movimento, questi pazienti lamentano una instabilità continua, giornaliera, soprattutto nel movimento.

    Fortunatamente in quasi tutti i casi questa vertigine si risolve con una manovra chiamata “manovra liberatoria” che riporta gli otoliti al loro posto. Esistono svariate manovre liberatorie, la più diffusa è la manovra di Semont per il canale semicircolare posteriore e la manovra di Gufoni per il canale semicircolare laterale.


    Il risultato è ottimo, ma la VPPB tende, in alcuni soggetti, a recidivare, richiedendo altre manovre nel tempo.


  • Labirintite o neurite vestibolare

    La labirintite o deficit acuto vestibolare può manifestarsi con un singolo attacco isolato di vertigini gravi, della durata anche di 10-15 giorni, sebbene successivamente molti soggetti presentino instabilità e difficoltà di recupero per molte settimane. Il primo attacco di vertigini di solito è violento, a rapida insorgenza. La maggior parte delle persone descrive questa sensazione spiacevole come “capogiro”, sebbene usi lo stesso termine anche per altre sensazioni, come lo stordimento. 


    Le vertigini possono essere accompagnate da nausea, vomito e nistagmo (lo scatto rapido degli occhi in una direzione alternato a un lento ritorno alla posizione originale). Le vertigini sono gravi all’inizio e si riducono gradualmente nel corso di vari giorni, con una mancanza di equilibrio residua che perdura vari mesi. I pazienti non presentano tinnito (ronzio nelle orecchie) e di solito l’udito non è interessato.


    Ci sono terapia adeguate per la fase acute e per il periodo del compenso vestibolare, per rendere più rapida la risoluzione.

  • Sindrome di Ménière

    La sindrome di Menière, descritta per la prima volta dal medico Prospero Menière nel 1861, è una patologia causata da un aumento della pressione dei fluidi dell’orecchio interno, ossia il labirinto, che provoca attacchi ricorrenti di vertigini rotatorie, fischi o ipoacusia monolaterale, nausea, vomito, nonché una sensazione di pressione aumentata all’interno dell’orecchio.


    Questi sintomi in genere durano da 1 a 6 ore ma (raramente) possono durare fino a 24 ore. Prima e durante un attacco, spesso il soggetto ha una sensazione di tappo o pressione nell’orecchio interessato. L’udito dell’orecchio interessato tende a variare, ma peggiora progressivamente con il passare degli anni. L’acufene che alcune persone descrivono come “ronzio nelle orecchie”, può essere costante o intermittente e può peggiorare prima, durante o dopo un attacco di vertigini. Sia la perdita dell’udito sia il tinnito di solito interessano solo un orecchio e la perdita dell’udito in genere è superiore per le frequenze più basse.

    La sindrome di Menière compare solitamente in pazienti adulti, ha un andamento cronico che può durare molti anni e tende a ridursi in età avanzata. Può diventare bilaterale.


    La terapia serve per controllare tale patologia, e deve:

    • Prevenire e ridurre l’intensità degli attacchi limitando l’assunzione di sale, di alcol e caffeina.
    • Utilizzare farmaci diuretici e benzodiazepine per alleviare gli attacchi improvvisi di vertigini
    • Utilizzare farmaci come proclorperazina per alleviare il vomito
    • Talvolta, in rari casi, è necessario il trattamento chirurgico per ridurre la pressione o distruggere le strutture dell’orecchio interno, ovviamente con il rischio di ridurre o perdere l’udito dal lato interessato.
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